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Steve Irwin: un ricordo a 10 anni dalla morte

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A dieci anni dalla sua scomparsa ricordiamo “Crocodile Hunter” ovvero Steve Irwin il protagonista di tanti documentari sui rettili che è rimasto nel cuore di tanti appassionati che lo hanno seguito per anni nelle sue avventure.

Chiunque abbia vissuto la sua adolescenza tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000 non potrà che ricordare con affetto Steve Irwin, il “Crocodile Hunter” che ci ha accompagnati in tantissime avventure nella natura grazie ai suoi programmi televisivi che spopolavano in quegli anni sulle reti italiane. Molto spesso i protagonisti dei suoi documentari erano i rettili e anche grazie a lui tante persone hanno scoperto “il mondo” di questi fantastici animali.

Famoso per il suo modo spericolato di avvicinarsi agli animali che gli è costato non poche polemiche durante gli anni, Irwin è stato un divulgatore scientifico iconico che ha sdoganato in un certo senso il ruolo del naturalista nei documentari, rendendolo sicuramente più “umano” e mediatico. Buona parte delle produzioni documentaristiche e dei relativi personaggi che le conducono devono molto a Steve Irwin.

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Photo by p_c_w Steve Irwin: un ricordo a 10 anni dalla morte cc

Quell’uomo dalla capigliatura arruffata, dalla divisa color kaki, nel complesso anche un po’ buffo ha catturato la nostra attenzione e ci ha fatto amare i sui documentari perché nei suoi occhi e nel suo sorriso abbiamo sempre visto la passione, quella scintilla che abbiamo tutti noi quando ci troviamo al cospetto di un animale che adoriamo e che ci fa tornare un po’ bambini, perché non ci accontentiamo di osservarlo, noi lo vogliamo toccare, volgiamo sentire il suo odore, la temperatura del suo corpo. Certo questo non è il comportamento più scientifico che si possa adottare, ma noi che alleviamo i rettili, noi che abbiamo fatto di questi animali i nostri perenni compagni, vogliamo “sporcarci le mani” e al cospetto di un lucertolone o di un serpente non possiamo trattenerci.

Ecco Steve Irwin probabilmente è il “padre spirituale” di tanti ragazzi e ragazze che oggi hanno nelle loro camere un terrario con un ospite a sangue freddo e forse questo è stato il successo più grande di Irwin: l’aver rotto la barriera che c’era tra i rettili e gli uomini, in un periodo in cui chi aveva un’iguana a casa era un “tipo strano”.

Così oggi lo ricordo dopo ben 10 anni dalla sua morte, avvenuta presso Port Douglas (in Australia), a causa di una razza che lo ha trafitto in pieno petto col suo pungiglione velenoso, stroncandolo all’età di 44 anni mentre girava un documentario sulla fauna marina di quel luogo. “Che destino strano, colui che maneggiava coccodrilli e serpenti velenosi come nulla fosse, ha perso la vita a causa di un pesce”, questo pensai quando seppi della sua morte poche ore dopo l’incidente.

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10 anni sono passati da allora, era il 2016 e pensare a lui mi riporta a quel periodo in cui questa passione per i rettili era meno diffusa e più ingenua, quando alcuni dei rettili che oggi possiamo osservare con facilità nelle fiere o nei terrari di molti appassionati, potevi vederli solo nei documentari e sognavi di essere lì, al posto di Steve, sudato e con i capelli scompigliati, magari anche in tenuta kaki, per poter toccare e osservare il rettile dei tuoi sogni.

Tante cose sono cambiate da quel periodo, ma il ricordo resta.

Photo by dbking Steve Irwin: un ricordo a 10 anni dalla morte cc