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Il tuo boa guarda le stelle: potrebbe essere in pericolo. Scopri perchè

Ti è mai capitato di vedere il tuo boa o il tuo pitone fissare stranamente la zona superiore del terrario, come se stesse osservando le stelle? Potrebbe essere il sintomo di una grave malattia, la IBD o malattia a corpi inclusi. Scopriamo di cosa si tratta.
Tutti i proprietari di serpenti, specialmente quelli che allevano boidi dovrebbero conoscere la IBD (inclusion body disease) in italiano: malattia a corpi inclusi. Questa patologia causata da un retrovirus nota a partire dalla metà degli anni ’70 è tipica dei boidi e prende il nome dai caratteristici inclusi intracitoplasmatici eosinofilici che si osservano negli esami clinici in cellule epidermiche, cellule epiteliali della mucosa orale, cellule epiteliali viscerali, e nei neuroni.
Tra gli anni ’70 e ’80, questa malattia è stata osservata più frequentemente sugli esemplari di Pitone moluro Python molurus bivittatus, ma dalla fine degli anni ’80 ad oggi è stata maggiormente riscontrata nei Boa constrictor. Ciò nonostante tutti gli appartenenti alla famiglia Boidae sono potenzialmente soggetti a contrarre questa malattia che si presenta maggiormente negli esemplari adulti e sub-adulti tenuti in cattività. La presenza dalla IBD in natura è sconosciuta, così come è sconosciuto allo stato attuale l’agente causale di questa patologia.
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Sintomi della IBD o malattia a corpi inclusi
I sintomi della IBD sono molto variabili, il più delle volte sono di natura neurologica. I primi sintomi nei boa possono comprendere il rigurgito interrotto, mancanza di appetito, anoressia, rigurgito cronico, ma possono essere presenti anche narici ostruite, stomatite e polmonite secondaria. In una fase più avanzata possono sopraggiungere: disorientamento, rotolamento sulla schiena, posizionamento anormale e innaturale della testa, incapacità di attaccare frontalmente una preda e il classico comportamento di “osservare le stelle“, tipico di questa malattia.
Negli esemplari di Molurus, invece, si riscontrano maggiormente sintomi legati al sistema nervoso centrale, senza altre manifestazioni come il rigurgito che è tipico dei boa, così come la stomatite, la polmonite secondaria, i sarcomi cutanei indifferenziate, malattie linfoproliferative e altri sintomi che si riscontrano anche nelle infezioni da Chlamydophila psittaci o malattia cosiddetta di pappagallo.
Trasmissione della IBD
Purtroppo fino ad ora non è stata ancora individuata la via primaria di trasmissione di questa malattia dei serpenti. Probabilmente la trasmissione avviene per contatto diretto, ma potrebbe anche essere trasmessa per via intrauterina negli embrioni nelle specie ovovivipare o nelle uova nel caso degli ovipari. L’acaro dei serpenti Ophionyssus natricis, è considerato un possibile vettore del virus.
Diagnosi in laboratorio, prognosi e trattamento
La malattia a corpi inclusi può essere diagnosticata mediante esami del sangue. Purtroppo trattandosi di una malattia ancora poco conosciuta, ad oggi non esiste una terapia efficace. Ogni serpente a cui viene diagnosticata questa malattia dovrebbe essere soppresso, non solo perché sarebbe impossibile curarlo, ma anche perché non avendo ancora sufficienti dati sulla progressione e la trasmissione di questo tremendo virus, non è cosa saggia mantenere in vita un esemplare che potrebbe potenzialmente diffondere a macchia d’olio questa malattia.
Prevenzione
Il consiglio fondamentale per chi alleva boidi, in particolare Boa constrictor che attualmente restano i più colpiti dalla IBD anche nel nostro paese, è quello di acquistare esemplari solo da allevamenti di alto livello che effettuano regolarmente tutti i controlli del caso e che seguono tutte le prassi di quarantena ecc.
La quarantena è di fondamentale importanza quando si acquista un nuovo animale, specialmente quando si parla di specie soggette a particolari malattie virali. Per i boidi, al fine di scongiurare la presenza della malattia a corpi inclusi è bene effettuare una quarantena di 3-6 mesi prima di introdurre i nuovi animali nell’allevamento. Considerando che, come abbiamo detto, il vettore principale di questo virus non è stato ancora individuato e che gli acari sembrano essere coinvolti nella trasmissione è meglio effettuare la quarantena al di fuori delle stanze di allevamento, quindi anche la lotta agli acari stessi è sempre indispensabile al fine di evitare la trasmissione della IBD e di altre malattie di cui sono ospiti.
Conclusioni
Come abbiamo detto, la sintomatologia di questa malattia è molto varia e molti sintomi descritti nei campioni affetti da IBD sono simili a quelli provocati da altre malattie, anche il comportamento di “guardare le stelle” può essere sintomo di emicrania o di altri disturbi meno gravi. In ogni modo è d’obbligo rivolgersi sempre ad un veterinario specializzato quando si presentano uno o più dei sintomi descritti e anche in mancanza di sintomi è sempre bene sottoporre i propri serpenti a visite di routine.
Se cerchi un veterinario specializzato in rettili rivolgiti al Dott. Simone Rota, cliccando su questo link.
Fonti:
http://www.reptileexpert.co.uk/BodyInclusionDisease.html

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A sangue freddo
Il drago di Komodo attacca l’uomo? Scopriamo insieme

Il drago di Komodo (Varanus komodoensis), noto anche come Varano di Komodo, è una delle creature più affascinanti e temyte del regno animale. Questo rettile gigante è noto per la sua taglia imponente e il suo aspetto preistorico. Ma drago di komodo attacca l’uomo?
In questo articolo, esploreremo le caratteristiche uniche del drago di Komodo, le sue curiosità, la sua interazione con gli esseri umani e se è a rischio di estinzione.
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Caratteristiche del drago di Komodo

Le caratteristiche del Drago di Komodo. Anfibierettili.it | Foto by Canva.
Drago di Komodo dimensioni e altro
Il drago di Komodo raggiunge in natura una lunghezza media di 3 metri e un peso di oltre 70 chilogrammi, quelli in cattività pesano di più. La sua pelle ruvida e squamosa, di colore grigio-marrone, lo aiuta a mimetizzarsi perfettamente con l’ambiente circostante.
Questi rettili possiedono una lingua biforcuta che utilizzano, grazie all’organo di Jacobson che ha senso vomeronasale, per annusare, localizzare e assaporare gli stimoli esterni.
La sua incredibile e lunga coda robusta li aiuta a mantenere l’equilibrio quando si alzano sulle zampe posteriori per arrivare a prede grandi. Inoltre, con colpi di cosa sono in grado di scaraventare a terra alcune prede.
Drago di Komodo cosa mangia

La lunga linfua biforcuta del Drago di Komodo. Anfibierettili.it | Foto by Canva.
Come possiamo ben capire, il drago di Komodo è carnivoro. Il drago di Komodo è un predatore estremamente abile e si nutre principalmente di carcasse di animali. Tuttavia, quando scarseggiano, questi rettili non esitano a cacciare animali vivi, inclusi cervi, bufali e maiali selvatici.
Il modo di cibarsi è vorace, tiene la preda con le zampe anteriori e poi stacca dei pezzi grossi di carne che poi inghiotte interi.
Drago di Komodo habitat
Questo grande rettile è originario delle isole indonesiane di Komodo, Rinca, Flores, Gili Dasami e Gili Motang.
Il drago di Komodo attacca l’uomo?

Il Drago di Komodo attacca l’uomo? Anfibierettili.it | Foto by Canva.
Nonostante la sua bellezza e la sua importanza ecologica, il drago di Komodo rappresenta una minaccia per gli esseri umani.
Ebbene sì, il drago di Komodo attacca l’uomo e ovviamente altri animali. Nonostante la reputazione di predatore feroce, gli attacchi del drago di Komodo agli esseri umani non accadono spesso. Pertanto, è fondamentale non avvicinarsi mai, mantenere una distanza di sicurezza e rispettare l’habitat naturale di questi animali.
Drago di Komodo morso
Una delle ragioni principali per cui il drago di Komodo è considerato pericoloso per l’uomo è per la sua forza. Questi rettili sono dotati di una bocca piena di denti affilati e un’ampia mandibola che può infliggere ferite profonde. Oltre a grossi artigli e le capacità fisiche già sopraindicate.
Inoltre, la saliva del drago di Komodo contiene una grande quantità di batteri nocivi che possono causare infezioni gravi e persino mortali alle loro prede. Quindi, la sua saliva risulta essere potenzialmente velenosa. Se si viene morsi bisogna andare subito al pronto soccorso, così da ricevere le cure adeguate e una terapia antibiotica.
I draghi di Komodo sono a rischio di estinzione?
Il drago di Komodo è considerato una specie in pericolo secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). La deforestazione, la caccia illegale e la riduzione delle prede disponibili sono le principali minacce che mettono a rischio la sopravvivenza di questi rettili.
Sforzi di conservazione, come la creazione di parchi nazionali e programmi di riproduzione in cattività, sono stati implementati per proteggere il drago di Komodo e il suo habitat.
Lotta tra due draghi di Komodo video
Il drago di Komodo attacca l’uomo? Conclusione
In conclusione, il drago di Komodo è un animale affascinante ma anche pericoloso per l’uomo. Il suo morso può causare ferite gravi e le infezioni associate possono essere fatali se non trattate correttamente.
Inoltre, il suo comportamento predatorio può rappresentare una minaccia per gli esseri umani che vivono o visitano le isole abitate da questi rettili. È fondamentale rispettare queste creature e prendere precauzioni adeguate quando si interagisce con loro per garantire la sicurezza di entrambi gli animali e gli esseri umani.
Leggi anche: Iguana marina: una specie affascinante delle isole Galapagos

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A sangue freddo
Le tartarughe sono rettili o anfibi?

Le tartarughe sono creature affascinanti, con il loro aspetto unico e il comportamento interessante. Molte persone però sembra ancora non abbiano capito se le tartarughe sono rettili o anfibi.
In questo articolo, approfondiremo le caratteristiche delle tartarughe ed esploreremo ciò che determina se appartengono al gruppo dei rettili o degli anfibi. Comprendendo le caratteristiche e i tratti chiave di queste straordinarie creature, possiamo ottenere un apprezzamento più profondo per il loro posto nel regno animale.
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Differenza tra rettili e anfibi
Di seguito vediamo brevemente la differenza per comprendere meglio in quale categoria rientrano le tartarughe. Qui potete leggere un approfondimento sulla differenza tra anfibi e rettili.
Rettili: animali a sangue freddo

Le tartaruga è un rettile o un anfibio? Anfibierettili.it | Foto by Canva.
I rettili sono un gruppo di animali che includono serpenti, lucertole, coccodrilli e, appunto, le tartarughe. Una delle caratteristiche distintive dei rettili è la loro natura a sangue freddo.
A differenza dei mammiferi a sangue caldo, i rettili non possono regolare la loro temperatura corporea internamente e si affidano a fonti esterne per riscaldarsi o raffreddarsi. Questo adattamento consente loro di sopravvivere in vari ambienti, dai deserti roventi alle tundre ghiacciate.
Le tartarughe condividono diverse caratteristiche con altri rettili che consolidano la loro classificazione all’interno di questo gruppo. In primo luogo, i loro corpi sono coperti di squame. Queste squame sono fatte di cheratina, lo stesso materiale che si trova nei capelli e nelle unghie umane.
Inoltre, le tartarughe possiedono un guscio osseo che funge da scudo contro i predatori e fornisce supporto strutturale. Il guscio è composto da due parti: il carapace (la parte superiore) e il piastrone (la parte inferiore), che sono fusi alla spina dorsale e alla gabbia toracica della tartaruga.
Un’altra caratteristica che colloca le tartarughe tra i rettili è il loro metodo di riproduzione. La maggior parte dei rettili, comprese le tartarughe, depongono le uova piuttosto che dare alla luce giovani vivi. Uova che in genere hanno un guscio solido, a differenza di quelle “gelatinose” degli anfibi.
Le tartarughe femmine scavano nidi in terreno sabbioso o depongono le uova in buche che hanno scavato. Le uova vengono quindi lasciate incubare e i piccoli emergono dopo un determinato periodo di tempo.
Anfibi: tra terra e acqua

Le tartarughe sono rettili o anfibi? Anfibierettili.it | Foto by Canva.
Gli anfibi, d’altra parte, sono un gruppo distinto di animali che includono rane, rospi, tritoni e salamandre. A differenza dei rettili, gli anfibi sono noti per la loro capacità di vivere sia sulla terra che nell’acqua. Questo duplice stile di vita è reso possibile dai loro adattamenti unici, come la pelle permeabile con la capacità di respirare attraverso la pelle.
Mentre le tartarughe possono condividere alcune somiglianze con gli anfibi, mancano delle caratteristiche chiave che definiscono questo gruppo. Gli anfibi hanno tipicamente una pelle umida e ghiandolare che aiuta la respirazione, mentre le tartarughe hanno la pelle secca e squamosa.
Inoltre, la maggior parte degli anfibi subisce metamorfosi durante il loro ciclo vitale, passando dalle larve acquatiche agli adulti terrestri. Le tartarughe, tuttavia, non subiscono una trasformazione così drammatica.
Le tartarughe sono rettili o anfibi? La risposta

Le tartarughe sono rettili o anfibi? Anfibierettili.it | Foto by Canva.
Sulla base di quanto detto, diventa chiaro che le tartarughe sono rettili e non anfibi. La loro natura a sangue freddo, la pelle squamosa e il metodo di riproduzione le allineano con altre specie di rettili.
Inoltre, la presenza di un guscio osseo consolida ulteriormente la loro classificazione all’interno del gruppo di rettili. Mentre le tartarughe possono condividere alcune somiglianze superficiali con gli anfibi, le loro caratteristiche distinte le collocano saldamente nella categoria dei rettili.
L’importanza di comprendere la classificazione
Comprendere la classificazione degli animali è fondamentale per scienziati e ricercatori in quanto li aiuta a organizzare e studiare la vasta diversità della vita sulla Terra.
Classificando gli animali in diversi gruppi in base a caratteristiche condivise, gli scienziati possono comprendere meglio le loro relazioni evolutive e i ruoli ecologici. Questa conoscenza è essenziale per gli sforzi di conservazione della biodiversità.
Le tartarughe sono rettili o anfibi: conclusione
Le tartarughe sono rettili, non anfibi. Apprezzando le caratteristiche uniche delle tartarughe e comprendendo il loro posto nel regno animale, possiamo ottenere una comprensione più profonda di queste straordinarie creature e della loro importanza nella natura.

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A sangue freddo
Iguana marina: una specie affascinante delle isole Galapagos

Le isole Galapagos, situate nell’Oceano Pacifico, sono rinomate per la loro fauna selvatica unica e diversificata. Tra le affascinanti creature che popolano queste isole vulcaniche c’è l’iguana marina (Amblyrhynchus cristatus).
In questo articolo, approfondiamo le caratteristiche e i comportamenti interessanti dell’iguana marina, esplorando i suoi adattamenti fisici, le abitudini alimentari, la riproduzione e lo stato di conservazione.
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Caratteristiche dell’iguana marina: sopravvivere in un ambiente difficile

Caratteristiche fisiche dell’Iguana marina. Anfibierettili.it | Foto by Canva.
L’iguana marina è una specie diversa da qualsiasi altra iguana, infatti, possiede caratteristiche che le permettono di sopravvivere nelle difficili condizioni delle Isole Galapagos. Una delle sue caratteristiche più notevoli è la sua capacità di nuotare e cibarsi sott’acqua.
Aspetto fisico
A differenza di altre iguane, l’iguana marina possiede code appiattite lateralmente, che aiutano a muoversi attraverso l’acqua con facilità. Arriva alla lunghezza di 1,2 metri, il corpo è pesante e possiede un muso ottuso, una cresta che dalla coda arriva al collo e le sue zampe gli conferiscono un aspetto goffo.
Gli artigli lunghi e affilati consentono loro di aggrapparsi alle rocce e navigare su superfici scivolose, mentre le loro potenti mascelle sono perfettamente adattate per pascolare sulle alghe marine, la loro principale fonte di cibo.
Il colore, in generale, va dal nero al grigio scuro, però in alcune zone, come l’Isola di Hood, il colore varia dal nero, rosso e arancio, inoltre, la cresta e le zampe anteriori cono verdi.
Termoregolazione dell’iguana marina
Un altro notevole adattamento dell’iguana marina è la sua capacità di regolare la temperatura corporea, che consente loro di riscaldarsi rapidamente dopo il ritorno dalle loro spedizioni acquatiche.
Darwin notò che questi rettili a differenza di altri animali acquatici, quando erano in pericolo non correvano in mare, e ipotizzò che fosse per sfuggire ai predatori presenti in acqua. Ma recenti studi hanno ipotizzato che sia proprio per via della termoregolazione e per evitare di avere un improvviso abbassamento di temperatura entrando in acqua.
Abitudini alimentari: una dieta erbivora unica

L’alimentazione dell’iguana marina. Anfibierettili.it | Foto by Canva.
A differenza della maggior parte dei rettili, che sono principalmente carnivori, l’iguana marina è un erbivoro. La sua dieta consiste quasi esclusivamente di alghe marine, che ottiene immergendosi nell’oceano e raschiando le alghe dalle rocce con i suoi denti affilati. In rari casi si nutrono anche si crostacei e insetti.
Queste alghe sono ricche di sostanze nutritive e forniscono alle iguane marine il sostentamento di cui hanno bisogno per sopravvivere nel loro ambiente povero di nutrienti. È interessante notare che l’iguana marina ha sviluppato ghiandole specializzate che filtrano il sale in eccesso dal suo flusso sanguigno, permettendole di consumare alghe senza soffrire di disidratazione.
Riproduzione: la lotta per la sopravvivenza

La riproduzione dell’iguana marina. Anfibierettili.it | Foto by Canva.
La riproduzione è un aspetto cruciale della sopravvivenza di qualsiasi specie e l’iguana marina non fa eccezione. Durante il periodo di riproduzione, le iguane marine maschi si impegnano in feroci battaglie territoriali per stabilire il dominio e ottenere l’accesso alle femmine.
Una volta che un maschio ha assicurato con successo un territorio, le femmine sceglieranno in quale territorio entrare. In questi territori i maschi formano un harem dove si accoppiano senza ricevere interruzioni si altri maschi.
Dopo l’accoppiamento, la femmina deporrà le uova in una tana scavata nella sabbia, dove incuberanno per circa tre mesi e ne usciranno piccole iguana di circa 23 cm. Una volta schiuse, le giovani iguane devono affrontare il pericolo di numerosi predatori lungo la strada, tra cui uccelli, serpenti, e addirittura gatti.
Stato di conservazione: proteggere una specie unica

Stato di conservazione dell’iguana marina. Anfibierettili.it | Foto by Canva.
Nonostante i loro notevoli adattamenti e la nicchia ecologica unica, le iguane marine affrontano diverse minacce alla loro sopravvivenza. Infatti, sono considerate vulnerabile dalla IUCN, con alcune sottospecie più a rischio di altre.
Le attività umane, come la distruzione dell’habitat, l’inquinamento e l’introduzione di specie invasive, comportano rischi significativi per la loro popolazione. Inoltre, i cambiamenti climatici stanno causando l’innalzamento del livello del mare e l’alterazione delle correnti oceaniche, che possono influire sulla disponibilità di cibo per questi rettili.
Si stanno compiendo sforzi per proteggere l’iguana marina e il suo habitat. Il Parco Nazionale delle Galapagos, in collaborazione con varie organizzazioni di conservazione, ha implementato misure per regolare il turismo e controllare l’introduzione di specie non indigene.
Queste iniziative mirano a preservare il delicato equilibrio dell’ecosistema delle Isole Galapagos e garantire la sopravvivenza a lungo termine dell’iguana marina.
Iguana marina: conclusione
L’iguana marina, con i suoi adattamenti e comportamenti unici, è una vera testimonianza delle meraviglie dell’evoluzione. Dalla sua capacità di nuotare e cibarsi sott’acqua alla sua dieta specializzata e alle strategie riproduttive, questa specie si è ritagliata con successo una nicchia nel difficile ambiente delle Isole Galapagos.
Tuttavia, gli sforzi di conservazione in corso sono cruciali per salvaguardare il futuro di questi straordinari rettili e preservare la biodiversità di questo straordinario arcipelago.

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