Le tartarughe e il sole hanno un legame speciale: amano crogiolarsi per ore, ma non è solo relax. Dal basking dipendono digestione, salute e persino la crescita.
Le tartarughe e il sole sono inseparabili: passano ore immobili a scaldarsi, ma dietro questa abitudine c’è molto più di un momento di relax.

Le tartarughe e il sole hanno un legame indissolubile: scopri perché
Chi ha osservato un laghetto in una giornata limpida lo sa: le tartarughe amano restare al sole, ferme e impassibili, quasi indifferenti a tutto ciò che accade intorno. C’è chi le trova buffe, chi le considera pigre. In realtà, quel comportamento è vitale. A differenza di noi, non hanno un “riscaldamento interno” che le mantenga attive, ma dipendono dal calore dell’ambiente.
È per questo che le vediamo allineate su tronchi, pietre piatte o rive sabbiose, tutte intente a catturare ogni raggio. In queste righe proveremo a capire perché lo fanno, cosa guadagnano dal sole e persino quali rischi corrono se l’equilibrio si rompe.
Perché le tartarughe hanno bisogno del sole
Il sole è per loro ciò che il caffè è per molti di noi al mattino: senza, non si parte. Essendo ectotermi, le tartarughe non producono calore sufficiente da sole, e se restano fredde diventano lente, vulnerabili, incapaci persino di digerire.
Quando una tartaruga si scalda, tutto cambia: i movimenti si fanno più fluidi, l’appetito ritorna, le funzioni vitali si rimettono in moto. È come se qualcuno avesse girato la chiave di un motore rimasto fermo per ore. Il sole, in poche parole, è la scintilla che accende la loro giornata.
Il basking: significato e comportamenti tipici
“Basking” è un termine inglese che significa più o meno “crogiolarsi”. E se c’è un animale che incarna perfettamente questa immagine, è proprio la tartaruga. Le specie acquatiche si arrampicano su tronchi affioranti, una accanto all’altra, a volte così vicine da sembrare un piccolo mosaico di carapaci. Quelle terrestri, invece, cercano radure o pietre riscaldate dal sole del mattino.
Non lo fanno a caso: scelgono punti sicuri, con buona visuale e una via di fuga pronta. Guardandole, si nota anche un dettaglio affascinante: spesso inclinano il corpo o sollevano leggermente le zampe, per esporre la superficie più ampia possibile. È un gesto antico, istintivo, ma terribilmente efficace.
Benefici per la salute: digestione, immunità, vitamina D3
La digestione “al sole”
Provate a immaginare di mangiare un pasto abbondante e poi restare in una stanza fredda senza potervi muovere. Sarebbe difficile smaltirlo, vero? Per le tartarughe è lo stesso: senza calore, il cibo resta letteralmente fermo nello stomaco. Al sole, invece, gli enzimi lavorano a pieno ritmo e l’energia del pasto diventa disponibile.
Difese più forti
Il calore aiuta anche il sistema immunitario. Una tartaruga che non riesce a scaldarsi abbastanza è più soggetta a infezioni e parassiti. In natura, la differenza tra sopravvivere e soccombere può dipendere da qualche ora di basking in più.
La vitamina invisibile
E poi c’è la vitamina D3, attivata dai raggi UVB. È il tassello fondamentale per fissare il calcio nelle ossa e nel carapace. Senza, il guscio rischia di diventare fragile, e il corpo di perdere stabilità. Non è un caso che gli allevatori insistano tanto sull’importanza delle lampade UVB per le tartarughe in cattività: senza luce, si ammalano.
Differenze tra tartarughe terrestri, acquatiche e marine
Non tutte le tartarughe prendono il sole allo stesso modo.
- Le terrestri scelgono radure o rocce scaldate dal mattino. Spesso si spostano di continuo, alternando sole e ombra, quasi come se avessero un termostato interno da calibrare.
- Le acquatiche si radunano su tronchi e sassi affioranti. È comune vederle tuffarsi tutte insieme al minimo rumore, per poi risalire poco dopo, testarde, al loro posto.
- Le marine, invece, sono più elusive: alcune sostano a lungo in acque superficiali, lasciando che il calore le raggiunga dall’alto. Più raramente emergono su spiagge tranquille, ma quando accade è uno spettacolo raro.
Rischi eccessivi: disidratazione, surriscaldamento e pericoli ambientali
Come sempre in natura, l’equilibrio è fragile. Il sole, da alleato, può diventare pericolo. Una tartaruga che resta troppo a lungo sotto i raggi diretti rischia la disidratazione o un colpo di calore. In ambienti artificiali, come laghetti domestici o terrari, il problema è ancora più evidente: se non ci sono zone d’ombra, i rischi aumentano.
Le rocce o la sabbia arroventata a mezzogiorno possono causare ustioni al piastrone e agli arti. E poi ci sono i cambiamenti climatici: temperature più alte del normale modificano persino la determinazione del sesso negli embrioni, un dettaglio che racconta quanto il sole incida davvero sulla vita delle tartarughe.
Cosa possiamo imparare: tartarughe come indicatori ecologici
Guardare una tartaruga al sole è come osservare una bussola naturale: ci indica lo stato dell’ambiente che la circonda. Se mancano zone di basking sicure, o se le temperature diventano insostenibili, la loro presenza si riduce. Sono, a tutti gli effetti, sentinelle ecologiche.
Per chi ne alleva in giardino, riprodurre uno scenario simile è fondamentale. Un laghetto con zone d’ombra, tronchi e pietre emergenti non è solo un abbellimento: è la chiave per permettere alle tartarughe d’acqua di esprimere i loro comportamenti naturali. Scopri come allestire un laghetto per tartarughe d’acqua.
E se vuoi approfondire, non perderti anche 10 curiosità sulle tartarughe: scoperte sorprendenti ti aspettano dietro al loro guscio silenzioso.
Le tartarughe e il sole hanno un legame antico, quasi poetico. Senza basking non potrebbero digerire, crescere né difendersi. Ma allo stesso tempo, un eccesso può essere fatale. Per questo la loro calma sotto i raggi ci ricorda quanto sia delicato l’equilibrio tra vita e ambiente.
Osservarle significa anche imparare: dal loro comportamento possiamo capire meglio la natura, e magari rispettarla un po’ di più.
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