Le tartarughe del Mediterraneo: specie, habitat e curiosità

Le tartarughe del Mediterraneo ci parlano di un mare che unisce natura e cultura: simboli antichi, viaggiatrici instancabili, custodi silenziose di spiagge e acque che raccontano la salute dell’intero ecosistema.

Le tartarughe del Mediterraneo sono simboli di equilibrio naturale e culturale

Ci sono incontri in mare che restano impressi per sempre. Vedi una pinna affiorare, poi un carapace che rompe la superficie, e capisci che davanti a te c’è una tartaruga. In quel momento il tempo sembra rallentare. Il Mediterraneo ospita alcune delle specie più affascinanti di questi rettili marini, animali che hanno attraversato milioni di anni di storia e che oggi vivono sospesi tra mito e scienza.

I Greci li veneravano, i biologi li osservano con attenzione perché raccontano la salute del mare. Ma queste creature, nonostante la loro resistenza, sono vulnerabili: plastica, pesca e clima minacciano la loro esistenza. Nei prossimi paragrafi entreremo nel loro mondo: scopriremo quali tartarughe popolano il Mediterraneo, dove vivono, come viaggiano e quali storie sorprendenti le collegano alle culture che abitano le sue coste.

Le tartarughe nel Mediterraneo: una panoramica generale

Il Mediterraneo non è grande come un oceano, eppure per le tartarughe è un crocevia vitale. Le sue acque tiepide, le praterie di Posidonia, le correnti che collegano sponde lontane: tutto qui diventa occasione di vita.

Le tartarughe lo attraversano come antiche viaggiatrici. Non si fermano in un punto preciso, percorrono rotte invisibili che collegano Grecia, Turchia, Italia e perfino l’Atlantico. E quando arriva il momento della riproduzione, ritornano con precisione sorprendente sulle stesse spiagge dove, decenni prima, sono nate.

Le specie marine presenti

Caretta caretta (tartaruga comune)

È lei la protagonista più riconoscibile: la Caretta caretta. Il suo carapace rossastro, la testa robusta, le pinne possenti: ogni dettaglio racconta forza e adattabilità. Raggiunge facilmente il metro di lunghezza e supera i cento chili di peso.

tartarughe del mediterraneo

Non è un animale esigente: si nutre di pesci, crostacei, molluschi, meduse. Ma ciò che la rende speciale è la sua memoria. Quando è tempo di deporre le uova, torna esattamente sulla spiaggia in cui è nata. È un ritorno silenzioso, notturno, che si ripete da millenni, con la stessa precisione di un rito antico.

Chelonia mydas (tartaruga verde)

Meno comune, ma altrettanto affascinante, è la tartaruga verde. Ha un carapace elegante, dai riflessi verde-oliva, e una dieta che la distingue dalle altre: si nutre quasi solo di alghe e fanerogame, soprattutto la Posidonia oceanica.

tartarughe del mediterraneo

A differenza della Caretta, non la incontriamo ovunque: preferisce soprattutto il Mediterraneo orientale. Ma di tanto in tanto appare anche nelle acque italiane, quasi come un’ospite rara. La sua dipendenza da habitat specifici, come le praterie sommerse, la rende particolarmente fragile. Basta poco – un ancoraggio, uno scarico inquinante – per danneggiare l’ambiente da cui dipende.

Dermochelys coriacea (tartaruga liuto)

La più imponente, quasi leggendaria: la tartaruga liuto. Può superare i due metri e i seicento chili. A differenza delle altre, non ha un carapace rigido, ma una corazza scura e flessibile, segnata da solchi che ricordano le corde di uno strumento musicale.

tartarughe marine del mediterraneo

Nel Mediterraneo non nidifica, ma passa durante le sue lunghissime migrazioni oceaniche. Avvistarla è raro e straordinario: sembra una creatura venuta da un altro mondo. La sua passione per le meduse, però, la porta spesso a confondere i sacchetti di plastica galleggianti con prede, con conseguenze drammatiche.

Habitat: spiagge di nidificazione e rotte migratorie

Chi ha avuto la fortuna di assistere a una nidificazione sa che è uno spettacolo difficile da dimenticare. Una femmina di Caretta caretta emerge di notte, sale lentamente sulla sabbia e inizia a scavare con le pinne posteriori. Con pazienza depone decine di uova, le ricopre con cura e poi, quasi senza lasciare traccia, torna al mare.

Dopo settimane, i piccoli nascono. Corrono verso l’acqua, guidati dal riflesso della luna. Un percorso breve e allo stesso tempo epico, perché da quel momento iniziano un viaggio che li porterà chissà dove.

Le rotte migratorie collegano il Mediterraneo all’Atlantico. Alcune tartarughe nate sulle coste greche vengono ritrovate al largo del Portogallo. Altre attraversano tutto il bacino seguendo correnti, temperatura e abbondanza di cibo. È una vita fatta di spostamenti e di ritorni, di legami invisibili con luoghi lontani.

Curiosità culturali e storiche sulle tartarughe mediterranee

Le tartarughe non sono solo animali: da secoli fanno parte dell’immaginario umano. Per i Greci rappresentavano saggezza e longevità. Hermes, il messaggero degli dei, avrebbe creato la sua prima lira dal guscio di una tartaruga.

Ancora oggi, in molte isole del Mediterraneo, l’avvistamento di una tartaruga è considerato un segno di buon auspicio. I pescatori raccontano storie di incontri inattesi, trasformati in leggende locali. Sono animali che hanno lasciato un’impronta nella cultura tanto quanto nella natura.

Minacce: plastica, pesca e cambiamenti climatici

Nonostante la loro resilienza, le tartarughe devono affrontare nemici moderni che non conoscevano. La plastica è la più insidiosa: sacchetti che galleggiano come meduse, frammenti che finiscono nello stomaco, reti fantasma che imprigionano senza scampo.

La pesca accidentale è un’altra trappola. Migliaia di tartarughe ogni anno restano catturate in attrezzi destinati ad altri pesci. Alcune sopravvivono, altre no.

E poi c’è il clima che cambia. La temperatura della sabbia determina il sesso dei piccoli: più calda, più femmine. Con estati sempre più roventi, il rischio è di avere generazioni squilibrate, con conseguenze imprevedibili sul futuro della specie.

Progetti di conservazione e monitoraggio in Italia e in Europa

Per fortuna, non mancano le mani che cercano di aiutare. In Italia esistono centri di recupero dove le tartarughe ferite vengono curate e poi liberate di nuovo in mare. In estate, volontari sorvegliano le spiagge di Calabria e Sicilia, proteggendo i nidi fino alla schiusa.

In Grecia, associazioni come Archelon lavorano da decenni con i turisti e le comunità locali per sensibilizzare sul rispetto delle spiagge. A livello europeo, progetti come Life Euroturtles uniscono diversi Paesi nel monitoraggio e nella protezione delle rotte migratorie.

La verità è che ogni gesto conta: scegliere meno plastica, rispettare le aree protette, segnalare un animale in difficoltà. Sono azioni piccole, ma capaci di fare la differenza per creature che vivono in equilibrio da milioni di anni.

Le tartarughe del Mediterraneo sono molto più di un “animale marino”: sono memoria vivente, sono mito, sono natura fragile e resiliente allo stesso tempo. Proteggerle significa custodire non solo una specie, ma un pezzo della nostra identità mediterranea.

Se questo viaggio ti ha appassionato, continua a scoprire il loro mondo: leggi come sopravvivono ai climi più estremi.

Foto © Canva

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