Salamandre termofile: specie che prosperano in climi caldi

Le salamandre termofile ribaltano ogni stereotipo: vivono dove il sole brucia e l’acqua scarseggia, dimostrando che anche gli anfibi possono trovare casa nel caldo, con strategie che sfidano la biologia stessa.

Di solito, quando pensiamo alle salamandre, ci vengono in mente boschi umidi, torrenti freddi, il profumo del muschio dopo la pioggia. È quasi un riflesso. Ma la natura, si sa, ama le eccezioni. Esistono salamandre che hanno deciso di sfidare le regole, scegliendo di vivere dove la terra si spacca per il caldo e l’acqua è un bene prezioso.

Queste salamandre termofile sembrano uscite da un racconto evolutivo a parte: anfibi che prosperano sotto il sole, e che ci ricordano quanto la vita possa essere elastica. Capirle non è solo una curiosità biologica — è uno sguardo sul futuro, su come gli animali (e forse anche noi) sapranno adattarsi a un pianeta che cambia.

Salamandre termofile: un’anomalia affascinante

È difficile associare una salamandra al calore. Pelle nuda, delicata, che “respira” l’aria e l’acqua — come potrebbe non seccarsi al primo raggio di sole? Eppure alcune specie hanno imparato a convivere con il caldo, e non per necessità, ma per scelta evolutiva.

Vivono tra le foglie secche, sotto pietre arroventate, in luoghi dove la pioggia arriva solo per brevi stagioni. Sono anfibi che hanno riscritto le proprie regole fisiologiche, un po’ come un musicista che cambia spartito ma riconosci la melodia. Osservarle è come vedere la biologia in movimento: un compromesso costante tra fragilità e resistenza.

Cosa significa essere una specie termofila

In biologia, essere termofili non significa solo “sopportare il caldo”. È qualcosa di più profondo. Significa trarre vantaggio dalle alte temperature, farne parte del proprio equilibrio. Le salamandre termofile hanno sviluppato un metabolismo capace di funzionare bene anche sopra i 30 gradi, riducendo la competizione con le specie più “tradizionali”, che restano legate ai climi umidi.

Alcune sfruttano il calore per accelerare la crescita o la digestione, altre lo usano come “segnale” per regolare la riproduzione. È una sorta di patto con il sole: rischioso, ma vincente per chi sa gestirlo.

Le specie più sorprendenti

Bolitoglossa mexicana e le sue sorelle tropicali

Tra le protagoniste di questa storia c’è Bolitoglossa mexicana, un piccolo anfibio centroamericano che vive nelle foreste calde e umide del Messico e del Guatemala. Di notte, si arrampica sui tronchi bagnati di rugiada, mentre di giorno scompare sotto il fogliame, là dove la temperatura scende di qualche grado.

salamandre resistenti al calore
Bolitoglossa peruviana

La sua pelle lucida trattiene l’umidità come una pellicola naturale, e il suo comportamento è calibrato al minuto: ogni movimento, ogni respiro è una scelta per risparmiare acqua. Altre specie dello stesso genere, come Bolitoglossa rufescens e Bolitoglossa dofleini, hanno sviluppato adattamenti diversi: colori più scuri per assorbire meno luce, dita corte e forti per aggrapparsi a superfici ruvide e restare in ombra. È un microcosmo di varianti evolutive, nate tutte da una sfida comune: il caldo.

Le salamandre del Sud Europa

Più vicino a noi, anche il Mediterraneo ospita esempi interessanti. Salamandra algira, diffusa tra Spagna e Nord Africa, vive in zone collinari dove l’estate è secca e rovente. Durante i mesi più caldi scompare quasi del tutto, rifugiandosi in crepe di roccia o sotto i massi.

salamandre termofile

Anche Pleurodeles waltl, il grande tritone spagnolo, ha strategie sorprendenti: può scavare nel fango per evitare la disidratazione e rimanere in uno stato di quiescenza per settimane. È come se il tempo, per loro, rallentasse finché non torna la pioggia. Queste salamandre mediterranee ricordano che “termofilo” non vuol dire vivere sotto il sole, ma saper scegliere quando e come affrontarlo.

Adattamenti biologici al caldo

Pelle, respirazione e comportamento

La pelle delle salamandre è la loro finestra sul mondo: respirano, bevono e percepiscono attraverso di essa. Nelle specie termofile, questa pelle è diventata una barriera più robusta ma non meno viva. Alcune producono un muco più denso, quasi ceroso, che trattiene l’acqua. Altre hanno sviluppato microstrutture che riducono la superficie di evaporazione.

È come se la pelle fosse un abito su misura, cucito dall’evoluzione per resistere al caldo. Anche la respirazione cambia: quando l’aria è secca, le salamandre limitano l’attività, respirano lentamente, restano immobili per ore. Solo al tramonto si risvegliano e riprendono a cercare insetti, muovendosi con calma, quasi invisibili.

Strategie durante la siccità

Molte salamandre termofile hanno abbandonato del tutto la fase larvale acquatica: depongono uova terrestri da cui nascono piccoli già formati. È un adattamento straordinario, perché elimina la dipendenza dai corsi d’acqua stagionali.

Altre ancora riescono a “disattivarsi” in periodi estremi, riducendo il metabolismo e aspettando che l’umidità torni sufficiente. In certi rifugi sotterranei la temperatura resta costante, e l’umidità si conserva anche quando fuori il terreno si spacca per la calura. È una sopravvivenza silenziosa, fatta di attesa e pazienza.

Come il cambiamento climatico influisce sulle salamandre termofile

Il riscaldamento globale potrebbe sembrare un vantaggio per chi ama il caldo. In realtà, anche per le salamandre termofile, l’equilibrio è sottile. Troppo caldo, troppa siccità, e scompare quella minima umidità che rende possibile la vita. In Centro America, gli scienziati hanno già osservato spostamenti altitudinali: alcune popolazioni si stanno rifugiando più in alto, dove le temperature restano moderate.

In Europa meridionale, invece, certi habitat si stanno restringendo a causa della desertificazione. Le salamandre termofile, insomma, sono una specie di “cartina tornasole” biologica. Finché resistono, significa che l’ambiente mantiene un fragile equilibrio. Quando spariscono, è il segno che il caldo ha oltrepassato la soglia.

Salamandre e scienza: cosa ci insegnano sugli ecosistemi resilienti

Ogni salamandra racconta una storia, ma quelle termofile ne raccontano una più ampia: la capacità della vita di cambiare pelle, letteralmente, per sopravvivere. Gli studiosi stanno indagando i geni che regolano la tolleranza alla disidratazione e al calore. Alcuni sembrano controllare la produzione di proteine stabilizzatrici delle cellule, altre sono legate al metabolismo energetico.

È un mondo di dettagli invisibili che però decide il confine tra vita e morte. E c’è un messaggio, in tutto questo: la resilienza non è solo resistere, ma adattarsi, mutare, trovare nuove soluzioni. Chi osserva una salamandra in un crepaccio roccioso del Sud Europa o sotto un tronco tropicale, vede in realtà un piccolo manifesto della vita stessa. Per approfondire, leggi come alcune salamandre respirano attraverso la pelle.

Il futuro delle salamandre nel mondo che si riscalda

Il destino delle salamandre termofile dipende da un equilibrio fragile: quello tra l’ingegno evolutivo e la velocità con cui cambia il clima. Per ora resistono, silenziose e tenaci, ma nessuna specie può correre all’infinito. Proteggere le zone d’ombra, le sorgenti, i rifugi naturali è fondamentale per dare loro una possibilità.

In fondo, le salamandre non sono solo anfibi: sono piccoli termometri viventi del nostro pianeta. Quando scompaiono, qualcosa si rompe nel respiro della Terra.

Foto © Canva

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