Salamandre a rischio: cosa sta minacciando questi anfibi
Le salamandre a rischio non sono solo un tema da biologi: dietro i loro occhi scuri e silenziosi si nasconde la fragilità di ecosistemi interi, minacciati da inquinamento, malattie e cambiamenti climatici.

Le salamandre a rischio affrontano inquinamento, malattie e perdita di habitat
Chi ha avuto la fortuna di incontrarne una lo sa: una salamandra non si dimentica. È come osservare un frammento di foresta vivente, lucido e immobile, capace di evocare leggende antiche. Eppure, queste creature misteriose stanno vivendo una crisi silenziosa.
Torrenti che si prosciugano, foreste che scompaiono, malattie invisibili che si diffondono da un continente all’altro: le salamandre non riescono a difendersi. Oggi i biologi le considerano sentinelle dell’ambiente, e quando loro scompaiono significa che l’equilibrio della natura si sta spezzando. In queste righe racconteremo cosa le sta minacciando e quali strade si stanno tentando per salvarle, prima che diventino soltanto un ricordo.
Perché le salamandre sono specie così vulnerabili
Basta guardarle per capirlo: pelle sottile, sempre umida, che assorbe ogni sostanza presente nell’acqua e nell’aria. È la loro forza vitale, ma anche il punto debole. Vivono spesso in zone ristrette, isolate da montagne o fiumi, e una minima alterazione può cancellare intere popolazioni. Alcune specie italiane, per esempio, non superano pochi chilometri quadrati di distribuzione: basta la costruzione di una strada o l’inquinamento di un ruscello per metterle in ginocchio.
Le principali minacce
Perdita e frammentazione degli habitat
Chiudete gli occhi e immaginate un bosco umido dopo la pioggia. Quel microcosmo è l’universo della salamandra. Ora togliete gli alberi, sostituiteli con campi coltivati o villette, asciugate i ruscelli. È così che molte specie scompaiono. La frammentazione taglia i legami tra le popolazioni, impedendo loro di incontrarsi e scambiarsi geni: diventano comunità isolate, sempre più deboli.
Inquinamento e contaminazione delle acque
Non serve un veleno letale: bastano pesticidi e fertilizzanti che si accumulano lentamente nei ruscelli. Le larve smettono di crescere, la pelle degli adulti si irrita, la riproduzione cala. In certi laghi nordamericani si è visto un crollo improvviso delle popolazioni proprio dopo un aumento dell’uso agricolo dei fertilizzanti. Le salamandre sono come spugne viventi: se l’acqua è sporca, lo diventano anche loro.
Malattie fungine come il Batrachochytrium salamandrivorans
Il nome è difficile, ma l’effetto è chiaro: un fungo che divora la pelle. Il Bsal è arrivato dall’Asia con il commercio di animali, e in Olanda ha già spazzato via quasi tutte le salamandre autoctone. Si diffonde di nascosto, senza rumore, finché un giorno nel bosco non resta più nessun esemplare. È una delle minacce più temute dagli erpetologi europei.
Cambiamenti climatici e siccità
L’acqua è vita, e per le salamandre lo è ancora di più. Negli Appennini, dove vivono specie endemiche, la riduzione delle sorgenti montane è già visibile. Piogge concentrate in pochi temporali violenti, estati lunghissime e calde: condizioni che seccano il terreno e prosciugano i torrenti. Le salamandre si rifugiano sottoterra, ma non sempre basta.
Commercio illegale e raccolta eccessiva
Alcune hanno colori spettacolari, altre sono rare al punto da sembrare gioielli. Questo le rende prede del commercio illegale. Piccoli animali catturati in natura finiscono in acquari privati a migliaia di chilometri di distanza. Non solo: così facendo, si spostano anche parassiti e malattie. Ogni esemplare tolto dal suo habitat è una ferita difficile da rimarginare.
Le conseguenze ecologiche della scomparsa delle salamandre
Si potrebbe pensare: “È solo una salamandra, che differenza fa?”. In realtà, senza di loro i boschi cambiano. Regolano le popolazioni di insetti e lombrichi, influenzano persino il modo in cui le foglie si decompongono sul terreno. Negli Stati Uniti, in aree dove sono sparite, gli studiosi hanno misurato un’accelerazione della decomposizione e un’alterazione della fertilità del suolo. Piccoli animali, grandi ingranaggi.
Progetti di conservazione e tutela
Non tutto è perduto. In Spagna e Germania si sperimentano centri di quarantena per impedire la diffusione del Bsal. In Italia, diverse riserve naturali proteggono torrenti e zone umide cruciali. Alcuni ricercatori allevano salamandre in cattività per salvare le linee genetiche più a rischio, un po’ come banche viventi. E cresce anche la sensibilità del pubblico: ogni volta che un’escursione naturalistica porta qualcuno a osservare una salamandra nel suo habitat, nasce un alleato in più per la conservazione.
Cosa possiamo fare: azioni locali e globali
Il contributo non è solo dei governi. Chiunque può ridurre l’uso di pesticidi, sostenere associazioni ambientaliste o semplicemente rispettare le zone umide durante una passeggiata. Denunciare il commercio illegale è un dovere etico, così come pretendere leggi più severe contro chi minaccia questi animali. E a livello globale, servono accordi che limitino la diffusione delle malattie attraverso il commercio internazionale.
Le salamandre a rischio non sono solo anfibi da proteggere: sono un simbolo della fragilità degli ecosistemi. Difenderle significa garantire acqua pulita, foreste sane, equilibri naturali che riguardano anche noi. Se scompaiono, perdiamo un pezzo del respiro silenzioso della Terra.
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