Il segreto della salamandra che respira attraverso la pelle

La salamandra che respira attraverso la pelle nasconde un adattamento incredibile: vive senza polmoni, trasformando la propria pelle in un organo vitale che le permette di scambiare gas con l’ambiente e sopravvivere dove pochi altri riuscirebbero.

Tra le creature più sorprendenti dei nostri boschi, la salamandra occupa un posto speciale. Alcune di loro non hanno polmoni: respirano interamente attraverso la pelle, un processo delicatissimo che funziona solo se il loro corpo resta costantemente umido. Questa forma di respirazione, detta cutanea, è un piccolo capolavoro evolutivo.

Dietro la semplicità apparente si nasconde un equilibrio preciso tra tessuti, sangue e ambiente. In queste pagine racconteremo come funziona questo meccanismo invisibile, perché è vitale per la loro sopravvivenza e cosa può insegnarci sul modo in cui gli anfibi si sono adattati alla vita tra terra e acqua.

La salamandra che respira attraverso la pelle: un’anomalia evolutiva

In una notte di pioggia, tra foglie lucide e tronchi marcescenti, si può scorgere una piccola forma scura muoversi lentamente. È una salamandra, e il suo respiro non si sente: avviene in silenzio, attraverso la pelle. Mentre la maggior parte degli animali dipende da polmoni o branchie, alcune salamandre hanno seguito una strada completamente diversa.

Durante l’evoluzione hanno perso i polmoni, guadagnando invece una pelle talmente sottile e vascolarizzata da poter assorbire ossigeno direttamente dall’ambiente. Non è un difetto, ma un capolavoro di adattamento. L’assenza di polmoni le permette di infilarsi nei più piccoli anfratti del terreno, restando nascoste e protette. In cambio, però, devono vivere in luoghi dove l’umidità è sempre alta. Ogni respiro dipende da questo sottile velo d’acqua che le ricopre.

Come funziona la respirazione cutanea

Scambio gassoso e capillari sotto la pelle

La pelle delle salamandre è viva, spugnosa, attraversata da una fitta rete di capillari che scorrono appena sotto la superficie. Quando l’aria o l’acqua che le circonda contiene ossigeno, le molecole passano per semplice diffusione attraverso la pelle e raggiungono il sangue. Allo stesso modo, l’anidride carbonica si disperde verso l’esterno. Questo processo, tanto elementare quanto efficace, funziona solo se la pelle resta costantemente umida. Le ghiandole cutanee secernono un muco sottile e vischioso che la mantiene lubrificata, creando una pellicola che favorisce lo scambio gassoso.

Immagina la pelle come una finestra sottile che separa il corpo dall’aria. Se si asciuga, quella finestra si chiude: l’ossigeno non passa più, e la salamandra comincia letteralmente a soffocare.

Perché l’umidità è vitale

Ecco perché le salamandre sono così legate all’acqua. Non tanto per bere, quanto per respirare. Ogni goccia di rugiada, ogni centimetro di suolo bagnato è una riserva d’ossigeno. Nei giorni secchi, molte specie scompaiono alla vista: si rifugiano sotto rocce, tra le radici, o penetrano nel sottobosco più profondo, dove l’umidità resta stabile.

La Salamandra atra delle Alpi, ad esempio, vive solo dove la pioggia e le nebbie mantengono il suolo costantemente bagnato. Per lei, la montagna non è solo un rifugio: è un polmone diffuso, un ecosistema che respira insieme a lei.

Le specie prive di polmoni: esempi sorprendenti

Plethodon cinereus e le salamandre dei boschi umidi

La Plethodon cinereus, piccola salamandra rossa dei boschi nordamericani, è uno degli esempi più studiati. Vive nascosta tra le foglie marcescenti, dove la temperatura è mite e l’aria satura d’umidità. La sua pelle è un mosaico di capillari e cellule specializzate, un tessuto che sembra quasi progettato per la respirazione.

Alcuni studi hanno mostrato che le cellule superficiali contengono moltissimi mitocondri: vere centrali energetiche che consentono al metabolismo di funzionare anche senza un sistema respiratorio tradizionale.

Altri casi in Europa e America

Nel nostro continente, un caso altrettanto affascinante è quello della Hydromantes italicus, la salamandra appenninica. Vive nelle grotte umide e nelle fenditure calcaree dove la luce arriva appena. Lì, in quell’atmosfera costante e umida, il suo respiro silenzioso continua senza interruzioni.

Dall’altra parte dell’oceano, le salamandre del genere Bolitoglossa dell’America Centrale hanno seguito la stessa strada evolutiva. Il loro corpo è una macchina perfetta per trattenere acqua, muoversi lentamente e respirare con la pelle, come se l’intero organismo fosse stato disegnato per vivere nel respiro del bosco.

I rischi di questo sistema: inquinamento e disidratazione

Ma questo equilibrio ha un prezzo. La stessa pelle che assorbe ossigeno è anche una porta d’ingresso per tutto ciò che incontra. Pesticidi, metalli pesanti, piogge acide: basta poco per alterare il delicato scambio gassoso e compromettere la salute dell’animale.

Le salamandre sono veri termometri ecologici, tra i primi a soffrire quando l’ambiente si degrada. In alcune zone degli Appennini, i ricercatori hanno osservato un calo delle popolazioni dovuto non solo all’inquinamento, ma anche all’aumento delle temperature e alla riduzione dell’umidità. Quando il suolo si asciuga, le salamandre smettono di respirare.

Perché la pelle della salamandra è un laboratorio naturale per la scienza

Gli scienziati studiano da anni la pelle delle salamandre per capire come la vita abbia imparato a respirare fuori dall’acqua. È un tuffo nel passato: questi animali conservano tratti di una fase evolutiva antichissima, quando la distinzione tra ambiente acquatico e terrestre era ancora incerta. Ma la loro pelle non è solo una finestra sull’evoluzione.

È anche un laboratorio vivente: produce sostanze antibatteriche naturali, rigenera i tessuti e mostra capacità di guarigione che la medicina umana ancora fatica a replicare. Alcuni ricercatori ipotizzano che comprenderne la struttura potrebbe ispirare nuovi materiali “intelligenti” o tessuti artificiali autoriparanti. Non sarebbe la prima volta che la natura offre soluzioni più ingegnose della tecnologia.

Curiosità: il ruolo della pelle anche nella comunicazione e difesa

C’è un lato ancora più curioso. La pelle delle salamandre parla, in un certo senso. Alcune specie rilasciano sostanze chimiche che servono per riconoscersi, delimitare il territorio o attrarre un partner. Altre producono tossine per scoraggiare i predatori: basta una goccia di secrezione sulla lingua di un serpente per fargli cambiare direzione.

In certi momenti la pelle può persino cambiare tono o lucentezza, riflettendo l’umidità dell’aria o lo stato emotivo dell’animale. È come se la pelle fosse non solo un organo respiratorio, ma anche un linguaggio segreto che racconta la vita silenziosa dei boschi.

salamandra che respira attraverso la pelle

La salamandra che respira attraverso la pelle è una lezione vivente di adattamento. Ogni suo respiro è una trattativa invisibile con l’ambiente, un equilibrio tra acqua, aria e carne. Osservarla significa ricordare che la vita non smette mai di inventare soluzioni.  E che persino una pelle sottile può diventare un polmone. Per scoprire di più, leggi anche La salamandra pezzata, simbolo dei boschi italiani.

Foto © Canva

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