Rane italiane: quali specie vivono nel nostro Paese
Le rane italiane, con i loro canti e le abitudini sorprendenti, sono piccole protagoniste degli ecosistemi: scoprire le loro specie significa viaggiare nella biodiversità del nostro Paese.

Scopri tutte le specie di rane italiane: dalle più comuni alle rare e protette
Poche creature evocano l’estate e i paesaggi acquatici come le rane. L’Italia ne ospita una varietà inaspettata: alcune sono comuni e diffuse, altre vivono solo qui, in ambienti fragili che rischiano di scomparire. Questi anfibi, spesso sottovalutati, regolano le popolazioni di insetti e offrono nutrimento a numerosi animali, diventando così un ingranaggio indispensabile della natura.
Eppure il loro futuro non è garantito: inquinamento, cambiamenti climatici e perdita di habitat stanno erodendo il loro spazio vitale. Nelle prossime righe incontreremo le rane italiane più note, ma anche quelle più elusive e protette, cercando di capire perché meritano attenzione e rispetto.
Le rane italiane e la biodiversità del nostro territorio
Un pomeriggio d’estate basta fermarsi accanto a un fosso per intuire la ricchezza del nostro Paese: un fruscio nell’erba, uno splash improvviso e quel canto che accompagna le sere di luglio. Non sono tutte uguali, anzi: le rane italiane rappresentano un mosaico di forme, colori e comportamenti che raccontano la storia naturale della Penisola.
Dal Nord alpino fino alle isole, ogni regione custodisce specie legate a climi e ambienti diversi. Alcune prosperano nei campi coltivati, altre resistono solo in boschi umidi intatti. Questa varietà le rende un simbolo perfetto della biodiversità italiana.
Le specie più diffuse
Rana verde (Pelophylax kl. esculentus e affini)
Chi non ha mai visto una rana verde saltare nell’acqua di uno stagno? È l’immagine stessa della campagna estiva: corpi slanciati, pelle brillante, occhi sporgenti che scrutano l’ambiente con attenzione. In realtà non parliamo di una sola specie, ma di un complesso ibrido che include diverse forme affini. Alcune sono frutto di incroci antichi, un curioso intreccio evolutivo che continua ancora oggi.
Ama i fossi, i canali, le risaie. La si riconosce anche dal gracidare insistente che, nelle notti afose, diventa quasi ipnotico. Nonostante la sua apparente abbondanza, la qualità dell’acqua resta fondamentale: basta un eccesso di pesticidi per ridurre drasticamente le popolazioni.
Rana alpina (Rana temporaria e simili)
Più discreta, più montanara. La rana temporaria non cerca le pianure ma i ruscelli freddi delle valli alpine. In primavera compie un piccolo miracolo: depone le uova quando la neve è ancora presente, approfittando dei primi raggi di sole che sciolgono le pozze. Le larve devono crescere in fretta, prima che l’acqua effimera scompaia.
Rispetto alla rana verde appare più tozza, con colori che vanno dal marrone rossastro al beige, utili a mimetizzarsi tra le foglie. È il simbolo delle zone montane ancora incontaminate.
Specie rare e protette
Rana di Lataste (Rana latastei)
Chi conosce la Pianura Padana fatica a immaginarla come un tempo: boschi umidi, lanche fluviali, meandri ombrosi. In questi luoghi sopravvive una specie unica al mondo, la rana di Lataste. Si distingue per una banda scura che parte dal muso e si allunga verso i fianchi, quasi un “mascheramento” naturale.
Oggi i suoi ambienti sono frammentati, stretti tra strade e coltivazioni. Per questo la specie è protetta e monitorata: salvare la rana di Lataste significa anche conservare un pezzo raro della nostra biodiversità padana.
Rana appenninica (Rana italica)
Seguendo il profilo dell’Appennino, dal Nord fino al Sud, si può incontrare un’altra abitante discreta: la rana italica. Ama i ruscelli freschi e ombrosi, talvolta grandi poco più di un rigagnolo. Il dorso bruno, spesso screziato, le permette di confondersi con i sassi umidi.
La sua presenza è un indicatore prezioso: dove vive la rana appenninica, l’acqua è pulita e l’ambiente ben conservato. Non è raro che gli escursionisti la notino saltare tra le rocce, silenziosa ma vigile.
Altre specie endemiche e minacciate
Accanto a queste due protagoniste, l’Italia custodisce altre gemme: la rana dalmatina, agile e slanciata, che frequenta i boschi planiziali; oppure la rana sarda, confinata sull’isola, testimone di un’evoluzione isolata. Ogni specie ha la sua storia e tutte insieme compongono un patrimonio che non appartiene ad altri Paesi.
Habitat preferiti: stagni, fiumi e zone umide
Se c’è una costante, è la necessità dell’acqua. Stagni temporanei, laghetti alpini, zone umide costiere: le rane non possono farne a meno. Alcune specie depongono le uova solo in acque profonde e permanenti, altre approfittano di piccole pozze che durano poche settimane.
Il paesaggio italiano, con le sue diversità, offre una gamma di ambienti ideale. Ma è proprio qui che nascono i problemi: le zone umide sono tra gli habitat più minacciati, ridotte o bonificate nel corso dei secoli.
Il ruolo ecologico delle rane in Italia
Osservare una rana che cattura un insetto può sembrare una scena banale, ma racconta molto di più. Le rane sono regolatrici naturali: controllano le popolazioni di zanzare e altri insetti, riducendo anche fastidi per l’uomo. A loro volta diventano prede per aironi, serpenti, pesci.
Sono quindi un anello centrale delle catene alimentari. Senza di loro, l’equilibrio ecologico si spezzerebbe. Non a caso, il loro canto notturno – raccontato in questo approfondimento sul canto delle rane e i loro ecosistemi – è molto più di un sottofondo estivo: è il segnale di un ambiente che funziona.
Minacce e progetti di conservazione
Negli ultimi decenni, però, le rane italiane hanno visto restringersi i loro spazi vitali. Campi coltivati intensivamente, pesticidi, cementificazione, malattie introdotte da specie alloctone: la lista è lunga. La chitridiomicosi, ad esempio, è una patologia fungina che ha decimato anfibi in tutto il mondo, e non risparmia nemmeno l’Italia.
La buona notizia è che non mancano i progetti di tutela: aree protette che rinaturalizzano sponde fluviali, programmi di reintroduzione e monitoraggi costanti. Creare piccoli stagni artificiali in zone agricole ha già portato benefici concreti. E sensibilizzare chi vive vicino a queste aree è altrettanto importante.
Le rane italiane non sono semplici comparse del paesaggio: sono creature che raccontano la salute dell’ambiente e ci ricordano quanto fragile sia l’equilibrio naturale. Imparare a riconoscerle significa apprezzare la biodiversità del nostro Paese e, allo stesso tempo, sentirsi custodi di un patrimonio comune. La prossima volta che il loro canto romperà il silenzio di una sera estiva, sarà come ricevere un invito: fermarsi, ascoltare e ricordare che la loro voce parla anche per noi.
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